Omaggio ad Adriana Asti
DONNA FABIA
ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA

Lo scorso 26 ottobre, è stato proiettato, alla Festival del Cinema di Roma, il film-installazione "Donna Fabia" di Marco Tullio Giordana con Adriana Asti.Il film-installazione, andato in scena durante la scorsa edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, è stato inserito nella sezione "omaggi".
Carlo Porta e Giuseppe Gioacchino Belli sono considerati i massimi esponenti della poesia dialettale dell’Ottocento. In realtà sono due giganti che possono ben volteggiare alle altezze dei coevi Foscolo o Leopardi, non fosse che l’esprimersi in madrelingua “plebea” anziché nell’idioma letterario ne ha molto limitato il godimento e la celebrità.
Da milanesi fuorisede entrambi, Adriana Asti ed io abbiamo voluto rendere omaggio al poeta che, insieme a Manzoni, ha fornito un ritratto del suo tempo così accurato da risultare pari a in grande a resco storico, una sorta di tableau-vivant pronto a trasformarsi in Teatro. La nostra traduzione ha cercato di restare fedele alla metrica e non perdere il blend aristo-becero della nobildonna: un misto di arcaismi,  fini diciture e terminologia “elegante” mescolati al linguaggio corrente, non senza la civetteria di infilarci qualche bella volgarità. È il mondo dell’aristocrazia lombarda fine ‘700, della rendita agraria che permette la bella vita in città e lo sfogo della villeggiatura nelle sontuose dimore nei dintorni di Milano. Con annessi servitori, domestiche, fattori, giardinieri, cuoche, sguattere, cocchieri, maggiordomi più realisti del Re e un immancabile prete, i cui buoni uffici dovrebbero garantire la dolce vita nell’aldilà mentre si godono bellamente i privilegi dell’aldiquà.
Lo spettacolo, pensato per il Festival dei 2Mondi di Spoleto è diviso in tre parti: un piccolo film con la poesia del Porta recitata in lingua, una traduzione dal vivo in italiano e una terza parte che consiste in una sorta di talk-show intervista dove, anziché di politica, governo e manovre, si parla di cinema, teatro e di poesia. Per questo ci è venuto in mente di chiamare questo strano oggetto film-installazione.
Il costume disegnato da Francesca Sartori ed Elisabetta Antico per Adriana Asti più che rifarsi alla moda primi ‘800 riecheggia quella dei precedenti decenni before the Revolution: il nero in cui s’avvolge donna Fabia è quello d’una goyesca Maya vestida che rimpiange la dominazione austriaca e, forse addirittura l’antecedente spagnola. Porta il lutto, non per ragioni di famiglia, ma per l’Ancien Régime che se n’è volato via dispettoso.
Marco Tullio Giordana