di Jean Cocteau
traduzione René de Ceccatty
con Mauro Conte
regia Benoît Jacquot
scene Roberto Platé
costumi Nicoletta Ercole e Christian Gasc
luci Daniele Nannuzzi e Jacques Rouveyrollis
assistente alla regia Geneviève Dufour
assistente alle scene Luisa Paglialunga
assistente alle luci Jessica Duclos
assistente Adriana Asti Chiara Mogavero
costumi realizzati da fbg 22-11 studio de costumes, D’Inzillo Sweet Mode s.r.l., Agnès Dominique Dit Cabannes
scene realizzate dal laboratorio di scenotecnica e pittura del Festival dei 2Mondi di Spoleto
un progetto di Spoleto56 Festival dei 2Mondi
coproduzione Spoleto56 Festival dei 2Mondi, Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Mittelfest
Dopo il grande successo di Giorni felici (di Samuel Beckett, per la
regia di Robert Wilson) torna a Spoleto Adriana Asti, indiscussa
protagonista del Teatro e del Cinema, con una prova d’attrice dedicata a
Jean Cocteau. Con la prestigiosa messa in scena di Benoît Jacquot,
grande regista del cinema francese che per la prima volta si misura con
le tavole del palcoscenico.
La voce umana
Una donna al telefono, nella sua camera da letto, aggrappata alla flebile voce dell’uomo che l’ha lasciata per un’altra. Il celebre atto unico - un intenso monologo della protagonista - ripercorre drammaticamente la parabola dell’amore finito.
Il bell’indifferente
Scritto per Edith Piaf, un altro celebre monologo femminile sulla fine di un amore. Alla presenza di una muta e indifferente figura maschile.
"Le due pièce si susseguono, prima La voce umana, poi Il bell’indifferente. Nessun intervallo, appena il tempo di modificare a vista la scena. L’attrice scenderà dal palcoscenico, assisterà al cambio degli arredi da una poltrona della prima fila, risalirà non appena pronta la scena.
Ne La voce umana un pavimento inclinato mostra l’angolo di una camera. I muri del teatro con le loro porte, scale, estintori restano visibili nell’oscurità. L’attrice, a piedi nudi, non potrà che salire o scendere sulla pendenza del pavimento. Un letto, una lampada con abat-jour, una poltroncina, un altro lume con abat-jour, un telefono a filo.
Cocteau: "… una camera, un personaggio, l’amore, e l’accessorio banale delle camere moderne, il telefono … (l’autore) vorrebbe che l’attrice desse l’impressione di sanguinare, di perdere il suo sangue come una bestia azzoppata, per terminare l’atto in una camera piena di sangue".
Ne Il bell’indifferente si dispongono in altro modo gli stessi arredi, sullo stesso pavimento inclinato, collocando alcuni elementi di scena, porte, finestre e mantenendo visibili i muri del teatro. Si passa da un giorno che finisce a una notte rischiarata dai neon dell’esterno urbano.
Le due pièce, presentate di seguito, compongono la prova di una sola attrice ed esprimono la stessa denuncia di una donna sola.
Voilà."
Benoît Jacquot
Due tipi di solitudine. La voce umana,
spesso considerato l’espressione della passione femminile per un uomo
infedele, va letto e quindi recitato con una certa autoironia. Infatti,
quando Cocteau scrisse nel ‘30 questo monologo, s’ispirò a un fatto
personale. Innamorato di un giovane poeta, per il quale nel ’28 aveva
firmato la prefazione di J’adore, aveva trasfigurato quell’amore
infelice nella disperazione telefonica di una donna. Un giorno, il
poeta surrealista Paul Eluard, che assisteva alle «prove» assieme al
regista russo Sergej Ejzenstejn, protestò rumorosamente: «Basta! Basta!
E’ a Desbordes che lei sta telefonando!». In qualche modo, attraverso
il personaggio femminile, Cocteau aveva messo se stesso sul
palcoscenico e la propria disperazione. Jean Desbordes morirà il 16
luglio del ’44, torturato dai tedeschi e rifiutando di dare i nomi dei
suoi compagni francesi della Resistenza. Morirà eroicamente. Non era
un uomo frivolo.
Molto diverso Il bell’indifferente,
scritto nel ’40 per Edith Piaf e il suo compagno di quell’epoca,
l’attore Paul Meurisse (celebre per il suo modo molto distaccato di
recitare, appunto quasi indifferente). Lo stile è più gergale, meno
«borghese», meno compassionevole. Con un tono più spiritoso e
scherzoso. Si sente un’altra voce, insieme più brutale e più sfumata.
L’uomo questa volta è presente, ma muto. Mentre il primo era assente, o
almeno astratto, nel mitico telefono. Comunque in entrambi i casi, la
donna è sola. Ma la sua solitudine non è la stessa.
René de Ceccatty
Benoît Jacquot è sicuramente uno dei registi cinematografici francesi più raffinati.
Dalla
sua collaborazione con Marguerite Duras, quando verso la metà degli
anni sessanta iniziò la sua carriera nel cinema, ad oggi ha girato
ventitre film che lo hanno reso noto al pubblico sia europeo che
americano.
Il suo cinema è in Europa molto più conosciuto nei
paesi della Mitteleuropa e dell’Est che non in Italia dove puntualmente
rimbalzano notizie dei suoi successi, come quello di Les Adieux à la reine dell’anno scorso al Festival di Berlino.
Questa messinscena teatrale è una prima assoluta per lui sulle tavole del palcoscenico ed è dedicata alla grande Adriana Asti.
Se
Benoît Jacquot non ha bisogno di presentazioni, non è Adriana Asti ad
averne bisogno, perchè è senza ombra di dubbio una delle più grandi
attrici italiane.
Sarebbe pura retorica rievocativa perdersi
in citazioni attraversando l’enorme numero di ruoli da lei
magistralmente interpretati, ma mi pare interessante sottolinearne,
oltre all’immenso talento, la raffinata intellettualità che appartiene
ad una Roma coltissima, ormai dissolta nel passato. A quella Roma di
Natalia Ginzburg, di Moravia, di Pasolini e di Elsa Morante che lei
assiduamente frequentò, assimilandone profondamente l’essenza poetica.
Forse
non tutti sanno che Adriana Asti è molto conosciuta e amata in
Francia, dove ha spesso recitato in lingua francese e questo rende la
collaborazione Asti-Jacquot eccezionalmente naturale.
Ed è certo che l’opera di Jean Cocteau formerà con questi due artisti un triangolo perfetto e che la sua Voce umana e il suo Il bell’indifferente ritroveranno ora più che mai la voglia di parlarci con inaudita intensità e con poetica cattiveria della nostra vita.
Il
Festival dei due Mondi di Spoleto e Il Teatro Metastasio Stabile della
Toscana hanno unito le forze per varare questa nuovissima scintillante
produzione, che dopo il debutto al Festival avrà una lunga tournée
nazionale e internazionale.
Paolo Magelli
Direttore Artistico Teatro Metastasio Stabile della Toscana
BENOÎT JACQUOT
Benoît Jacquot debutta nel 1965
come assistente alla regia. Fra il 1970 e il 1976 si occupa della
realizzazione di documentari e nel 1975 dirige il suo primo film,
ispirato ad un racconto di F. Dostoïesvski, L’Assassin musicien. Dopo Les Enfants du placard (1976), gira Les Ailes de la colombe (Storia di donne,
1981) tratto dal romanzo di Henry James, e interpretato da Isabelle
Huppert, Dominique Sanda e Michele Placido; poi è la volta di Corps et biens, un giallo adattato dal romanzo Tendre femelle di James Gunn, e di Les Mendiants, basato sul romanzo di Louis-René Desforêts (1986). Con La Désenchantée (1989), interpretato da Judith Godrèche, si allontana dal cinema d’autore. La Fille seule (1995), con Virginie Ledoyen, viene elogiato dalla stampa internazionale. Le Septième ciel
(1997) con Sandrine Kiberlain e Vincent Lindon è il suo primo grande
successo di pubblico. Nel 1998 ritrova Isabelle Huppert per
l’adattamento di un romanzo di Y. Mishima, L’école de la chair, presentato al Festival di Cannes. Nel 1999 dirige Fabrice Lucchini, Vincent Lindon e Isabelle Huppert in Pas de scandale. Segue un periodo piuttosto prolifico, scandito dalla regia di film ‘in costume’: La Fausse Suivante (2000) di Marivaux, con Isabelle Huppert, Sandrine Kikerlain e Mathieu Amalric, Sade (2000) con Daniel Auteuil, Tosca (2001) con Angela Georghiu e Roberto Alagna e Adolphe (2002) con Isabelle Adjani e Stanislas Merhar. Nel 2003 gira Princesse Marie con Catherine Deneuve e Heinz Bennent, e nel 2006 Gaspard le bandit,
con Jean Hughes Anglade e Natacha Régnier. La figura femminile -
centrale del cinema di Benoît Jacquot - viene nuovamente celebrata in À tout de suite (2004), in L’intouchable (2006) con Isild Le Besco, in Villa Amalia (2008) con Isabelle Huppert. Nel 2012 adatta Les faux-Monnayeurs dal romanzo di André Gide per un film interpretato da Melvil Poupaud, e gira Au fond des bois con Isild Le Besco. La sua opera più recente, che ha inaugurato il Festival di Berlino 2012, è Les Adieux à la Reine,
tratta da un romanzo di Chantal Thomas, con Lea Seydoux, Diane Kruger e
Virgine Ledoyen. Benoît Jacquot è inoltre un autore televisivo: ha
realizzato documentari su Jacques Lacan, Alfred Deller, Merce
Cunningham, Marguerite Duras. Per il piccolo schermo ha adattato
numerosi spettacoli teatrali: Voyage au bout de la nuit di Louis-Ferdinand Céline e L’étonnant voyageur, entrambi interpretati da Fabrice Lucchini, La bête dans la Jungle tratto da un romanzo di Henry James (con Delphine Seyrig e Sami Frey), Dans la solitude des champs de coton di Bernard-Marie Koltès, Il faut qu’une porte soit ouverte ou fermée di Alfred de Musset, La Place Royale tratto da Pierre Corneille. Nel 2004 mette in scena Werther di Massenet alla
Royal Opera House di Covent Garden con Marcelo Alvarez nel ruolo
protagonista. La stessa produzione è andata in scena all’Opéra Bastille
nel gennaio 2011, con Jonas Kauffman nel ruolo di Werther. Nel 2014
metterà in scena La Traviata all’Opéra Bastille.
ADRIANA ASTI
Nel
corso della sua carriera teatrale è stata diretta, tra gli altri, da
Strehler, Visconti, Ronconi, Harold Pinter, Susan Sontag, Alfredo Arias
interpretando con riconosciuta maestria grandi personaggi del teatro
classico e moderno. Ha ispirato autori come la Ginzburg, Siciliano,
Patroni Griffi, Cesare Musatti e Franca Valeri, che hanno creato per lei
indimenticabili protagoniste per le nostre scene. Da molti anni recita
anche in lingua francese ed è riuscita a far conoscere, con grande
successo, alcune delle sue eroine, sui palcoscenici di Parigi. Ha
scritto due commedie, Caro Professore e Alcool, rappresentate per più di 200 repliche, e due romanzi pubblicati in Francia, Rue Ferou e Se souvenir et oublier.
Ha partecipato ad oltre 60 film diretta, tra gli altri, da Visconti,
De Sica, Pasolini, Bertolucci, Bolognini, Brass, Giordana, Techiné e
Bunuel. Stramilano, nostalgia in musica della sua città, e Ja das Meer ist blau,
poemi e canzoni di Brecht e Weill, spettacoli da lei ideati, la vedono
nella sua nuova veste di cantante. Per le sue interpretazioni ha
ottenuto il Premio Ennio Flaiano, tre Maschere d’oro, quattro Nastri
d’argento, il David di Donatello, la Grolla d’oro, il Premio De Sica e
il Ciak d’oro. Dal 2004 è Grande Ufficiale della Repubblica Italiana.
Nel 2009 Robert Wilson l’ha diretta in Giorni Felici di Samuel Beckett. Nel 2011 è stata insignita del titolo di Chevalier dans l’Ordre des Arts et de Lettres.
MAURO CONTE
Mauro Conte esordisce come attore teatrale nel 2007. Tra i suoi spettacoli: Mercury Fur con la regia di Carlo Emilio Lerici, Il caso Braibanti, diretto da Giuseppe Marini e L’Uomo della Sabbia,
regia Luca De Bei. Nel 2007 partecipa al programma televisivo
"Decameron" di Daniele Luttazzi. Dal 2010 interpreta Mercuzio nel Romeo e Giulietta
di Giuseppe Marini, giunto al suo terzo anno di repliche. Sempre nel
2010 viene scelto dal regista francese André Téchiné come
coprotagonista di Impardonnables (presentato al Festival di
Cannes 2011- sezione Quinzaine des Realizateurs) al fianco di André
Dussollier, Carole Bouquet e Adriana Asti. Nel 2010 è tra i vincitori
del premio Oscar dei Giovani. Nel 2012 partecipa al cortometraggio Fratelli Minori di Carmen Giardina (con Paolo Sassanelli ed Alessio Vassallo) ed è nel cast de I sogni delle ragazze di Mirca Viola. Nel 2013 viene scelto ancora una volta da André Téchiné per far parte del cast de L’homme qui l’on aimait trop, al fianco di Catherine Deneuve.
ROBERTO PLATÉ
Artista,
pittore e scenografo, Roberto Platé è nato a Buenos Aires nel 1940.
Influenzato dal nonno paterno, disegnatore e pittore di talento,
acquisisce ben presto la consapevolezza di quanto il disegno costituisca
mezzo privilegiato di espressione. Studia all’Accademia di Belle Arti
di Monaco attratto anche dal movimento della scuola Bauhaus e al
ritorno in patria entra a far parte dell’avanguardia artistica
argentina. Nel 1966 con una dozzina di artisti, fra i quali Alfredo
Arias, forma il gruppo TSE (Théâtre Sans Explication). Il collettivo
artistico emigrerà poi a Parigi quando la censura del regime militare
mette fine al periodo di libertà di cui il movimento d’avanguardia
aveva goduto fino ad allora. Alcune delle sue creazioni hanno provocato
scalpore per l’audacia del suo stile fino ad aprirgli poi, più tardi,
le porte del successo. Terminata negli anni ’70 la collaborazione con
il collettivo artistico TSE, Platé si apre ad altri generi, al teatro e
all’opera. Espone le sue installazioni e opere di pittura a Parigi, e
regolarmente anche nei musei e gallerie d’arte di Buenos Aires. Ha
ricevuto numerosi premi per le sue opere e nella sua lunga carriera ha
allestito le scenografie di moltissimi spettacoli nei più prestigiosi
teatri francesi, europei, argentini e negli Stati Uniti.
NICOLETTA ERCOLE
Costumista
di cinema, teatro, televisione, ha collaborato con molti registi
italiani e internazionali, fra i quali, Marco Ferreri, Bolognini,
Visconti, Benigni, Tornatore, Margarete Von Trotta, Vanzina,
Pieraccioni, Nuti, James Cameron, Richard Loncrain, Julie Taymor,
Francis Ford Coppola. Ha curato i costumi di più di 130 film per il
cinema, la televisione e di diversi spettacoli teatrali con Polansky,
Barbareschi, Giorgio Ferrara e molti altri. Nel settore della moda ha
collaborato con stilisti come Pier Luigi Tricò, Renato Balestra,
Valentino, Laura Biagiotti, Trussardi. È stata consulente per Bulgari,
per il Gruppo Tod’s e per Cinecittà Holding. Ha curato l’organizzazione
dei festeggiamenti per i 70 Anni di Cinecittà. È stata nominata come
miglior costumista a tre Nastri d’Argento, tre David di Donatello, un
Emmy Awards e un Oscar con Milena Canonero. Attualmente è Consigliere
per gli Eventi Speciali, Relazioni Esterne e Progetto Mecenati del
Festival dei Due Mondi di Spoleto.
CHRISTIAN GASC
Creatore
di costumi per il cinema, il teatro e l’opera. Ha realizzato i costumi
per più di 55 film, 19 opere e 35 pièce teatrali. Ha ricevuto un César
per
Le bossu di Philippe de Broca, per
Ridicule di Patrice Leconte e per
Madame Butterfly di Frédéric Mitterrand. Ha vinto un Moliére per
Il ventaglio di Lady Windermere di Oscar Wilde, al théâtre du Palais-Royal. Tra le sue creazioni più conosciute, i costumi di:
Le donne del 6° piano,
Farewell,
My Queen e
I tempi che cambiano,
Les Adieux à la Reine,
Chocolat.
DANIELE NANNUZZI
Nato a Roma nel 1949, inizia a lavorare nel 1966 come assistente di
suo padre nel film Incompreso di Luigi Comencini. Nel 1972 gira il
primo film da operatore alla macchina, Appassionata, prodotto da Tonino
Cervi. Affianca grandi direttori della fotografia e nel 1976 firma
fotografia e regia della seconda unità di Gesù di Nazareth di F.
Zeffirelli, con cui collaborerà per Il giovane Toscanini e Toscana, nei
due film-opera Cavalleria Rusticana e Pagliacci, vincitori di due Emmy
Award, e nel recentissimo Omaggio a Roma. Ha collaborato con registi
come Lizzani, Brass, Jodorowski, Bondarciuck, Cervi, Bolognini, London, i
fratelli Frazzi, Oldoini, Negrin, fino al magico incontro con
Monteleone, regista di El Alamein; il film ottiene il David di
Donatello, il Globo d’Oro, il Premio Gianni di Venanzo, la candidatura
al Nastro d’Argento 2003. Nel 2004 firma la fotografia di Empire, una
saga sulla Antica Roma prodotta dalla Touchstone e dalla Disney. A
fianco di Boris Eifman realizza a San Pietroburgo la versione filmica
dei balletti Anna Karenina e Onegin. Nel 2012 Giorgio Ferrara gli affida
l’ideazione delle luci per Madama Butterfly al Teatro dell’Opera di
Roma e per l’opera The Turn of the Screw di B. Britten al Festival di
Spoleto. Con il Regista Iraniano Babak Payami ha appena terminato di
girare in Canada il film Manhattan Undying.
JACQUES ROUVEYROLLIS
Jacques Rouveyrollis firma la sua prima "ideazione luci" con Les Jelly Roll.
Dopo una collaborazione con Michel Polnareff diversifica la sua opera
creando sia per gli spettacoli dal vivo che per i grandi eventi. Da Joe
Dassin a Barbara, da Johnny Hallyday a Charles Aznavour, da Serge
Gainsbourg a Michel Sardou, sono moltissimi gli artisti e i produttori
che fanno appello alla magia di ombre e luci che è in grado di
realizzare. In teatro debutta nel 1983 grazie all’incontro con Jean-Luc
Tardieu che fa appello al suo talento per Cocteau Marais, al quale succedono centinaia di pièce in collaborazione con importanti registi. Vince due Molière per le luci di À tort ou à raison e per La boutique au coin de la rue.
Crea le luci per molte opere e balletti prestigiosi. La sua opera si
diffonde inoltre in tutti i continenti illuminando le vie e i maggiori
luoghi di richiamo delle più belle città del mondo.