
Chiamato a realizzare il cinquantacinquesimo poster d′autore del Festival dei 2Mondi di Spoleto, Julian Schnabel riunisce in sé alcuni dei valori che hanno contraddistinto la kermesse sin dagli esordi: nato a Brooklyn da immigrati cecoslovacchi e cresciuto a New York nel pieno boom artistico degli anni Settanta e Ottanta, nel suo lavoro si può riconoscere una forte matrice di origine europea e in particolare italiana. Personaggio eclettico - familiare a una molteplicità di linguaggi ed espressività differenti, che lo hanno portato a cimentarsi come fotografo, sceneggiatore e regista, oltre che pittore - l´arte di Schnabel scaturisce dalla necessità intima di dare forma al proprio universo personale, di raccontare storie e impressioni in modo autentico e istintivo. Davanti alle grandi tele della metà degli anni Settanta, così come ai lavori più recenti, lo sguardo si perde dentro un orizzonte immersivo, denso e materico, in cui i confini tra figura, sfondo, colore e materia sono consumati da un trattamento pittorico immediato e gestuale, che si traduce in una continua sperimentazione di supporti e tecniche differenti. Una scenografia reale e allo stesso tempo fittizia, che avvolge l´osservatore fino a permettergli di immergersi in un panorama figurativo a cavallo tra riconoscibilità e astrazione, memoria e improvvisazione. Come in tutti i suoi film, anche nelle colossali pitture di Schnabel è il paesaggio a determinare ciò che accade, in nome di un´armonia imprevedibile e non prestabilita, alla ricerca della quale l´artista agisce in totale libertà stilistica, guidato da una necessità espressiva interiore, quasi spirituale. Dalla metà degli anni Duemila l´artista si avvicina al mezzo fotografico, selezionando immagini dal grande potenziale poetico ed evocativo, sulle quali interviene di seguito con tocchi di colore e scritte, o semplicemente, come nello scatto scelto per il manifesto, permettendo al tempo e agli agenti atmosferici di produrre macchie e imperfezioni, destinate ad assumere una valenza cromatica ed espressiva che sembra fare riferimento alla pittura della tradizione orientale. Sensibilità pittorica e gusto per l´inquadratura si combinano così in un´immagine dal grande potere narrativo, che ci invita alla scoperta di un mondo nuovo e inesplorato, proprio come il Festival di Spoleto, nel cuore antico del nostro paese, continua a fare da cinquantacinque anni.
Direttore e curatore museo MACRO, Roma