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Teatro San Nicoḷ
venerd́ 1 luglio - 19:00
luned́ 2 luglio - 19:00
luned́ 3 luglio - 19:00

Biglietti:
I settore €40
II settore €30
Durata Spettacolo 1h.30
 
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MI CHIEDETE DI PARLARE...

Monica Guerritore
è
Oriana Fallaci
Mi chiedete di parlare...
 
testo di Monica Guerritore
regia Enrico Zaccheo, Monica Guerritore
 
da un progetto di Emilia Costantini
 
personaggi e interpreti
Oriana Fallaci Monica Guerritore
L′assistente di Oriana Lucilla Mininno
La voce è di  Emilia Costantini
 
 
scene e costumi Hisha Kazawi
immagini Enrico Zaccheo
progetto luci Pietro Sperduti
sound editor Paolo Astolfi
voice editor Tiziano Crotti
la voce di Francois Pelou è di Rachid Benhadj
 
coproduzione Fondazione Corriere della Sera, Spoleto54 Festival dei 2Mondi e Compagnia Mauri Sturno
 
"Sto lavorando mentalmente giorno e notte su Oriana. E credo, nella marea di scritti, parole, immagini, interviste che Emilia Costantini mi invia, di avere intuito la "crisi" che vorrei portare in scena.
"L′imperativo interiore di corrispondere, giorno dopo giorno, anno dopo anno, a una immagine di sè che per tutta la vita è stata costretta (forse) ad alimentare e proteggere". La disistima, l′odio, nutrito nei suoi confronti hanno un fondamento. Le sue battaglie, le sue affermazioni, le sue prese di posizione potrebbero anche non essere condannabili. Alcune delle cose sulle quali ragiona (e scrive) sono e avrebbero dovuto essere condivisibili. Anche da parte di quel mondo intellettuale che non l′ha mai accettata. Ma il suo ragionamento è iperbolico, privo di sfumature, tagliente, non lascia nessuno spazio all′interlocutore, alla riflessione, alla comprensione delle ragioni dell′altro, alla crisi che in tutte le persone che lavorano con il "pensiero" prima o poi si mette in moto trasformando il giudizio, prendendo atto delle ragioni dell′altro. La sofferenza di Oriana per questo mancato riconoscimento alla Fallaci è vera, reale... perché più reale di se stessa è l′immagine che ha costruito di sé (non ha avuto figli, non si è curata, non ha avuto nessuna relazione realmente intima, non si è mai realmente concessa... avrebbe dovuto mostrarsi...). Ecco... Cosa comincia a muoversi dentro di me e mi porterà poi, forse, a poterla incarnare e se non difenderla almeno rendere comprensibile la sua pena, il suo essere scissa in due. La prima grande vittima della società dell′Immagine.
L′esperienza emotivamente potente della bambina che corre in bicicletta portando armi e aiutando i grandi nel gioco terribile della guerra, l′ha segnata. Immagino (immagino solamente) che abbia sentito la necessità di muoversi tutta la vita in quella "scenografia emotiva e civile" che ha condiviso da bambina con il padre. Tutto questo ha creato "Fallaci". Quella Fallaci vive di guerra, vive di coraggio, vive di estremismo. Non ci possono essere "crisi" o dubbi quando tutto quello che fai, scrivi, dichiari deve andare ad alimentare "l′Altro Sé" che hai creato. "Non ho più pianto bagnato..." dice dopo una sberla violenta presa dal padre che la fece piangere.
Dice in un′intervista "il fumo nero dei pozzi che bruciavano mi riempiva i polmoni... mi domandavo dove andasse a finire dentro di me quel veleno che mi invadeva tutta..." e lascia intendere che possa averne provocato il cancro. "Quante sigarette fuma, signora Fallaci?" Questa è la domanda. Basta questa...
L′immagine che ha creato e che deve alimentare deve far ricondurre la sua malattia alla guerra non alle sigarette. La vedo nella sua solitudine, in quella zona che non è mai apparsa proprio perché doveva rimanere nascosta per far vivere l′Altra. Chiusa nella sua casa di New York dove non faceva entrare nessuno... "non guardatemi..." chiederà gentilmente alla fine. "Non guardatemi morire..." E′ riuscita a salvaguardare il mito. E lasciarci solo la possibilità di fare delle ipotesi...
Il palcoscenico ci aiuterà... Non c′è luogo più del palcoscenico dove non si possa mentire. Nessun luogo (checché ne pensino molti...). Sto scrivendo per il palcoscenico e vado verso questa verità. Non so. Ma vado. Provo a immaginare Oriana. Con gli occhi chiusi sento. E non mi inganno.
"Una donna non muore se da un´altra parte, un´altra donna, riprende il suo respiro" dice Helene Cixous.
Voglio provare a riprendere il suo respiro"
 
Monica Guerritore
"Come si fa ad osservare la vita di una persona, dopo la sua morte, e dalle sue parole, dagli atti, dagli incontri, dalle azioni raccontarne l′essenza?
E′ possibile tracciare il filo conduttore di tutta un′esistenza?
Due frasi sembrano rilevanti per cercare di raccontare Oriana Fallaci. La prima, sua, riguarda la Morte. E poi Pasolini che, acutamente, ci suggerisce come sopra ogni vita, la "vera vita" scorra indisturbata, dritta al compimento, indipendentemente da chi la conduce. Quasi un misterioso "daimon" la pilotasse.
"L′amo con passione, la Vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la Vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere il regalo dei regali. Anche se si tratta di un regalo molto complicato, molto faticoso. A volte, doloroso. E con la stessa passione odio la Morte. La odio più di una persona da odiare. E il fatto è che pur conoscendola bene, la Morte io non la capisco. Capisco soltanto che fa parte della Vita e che senza lo spreco che chiamo Morte non ci sarebbe la Vita". (Oriana Fallaci)
"Cos′è questo animo umano? E′ una presenza; una realtà; ecco tutto!
Esso incombe attraverso l′individuo cui appartiene come un suo doppio monumentale ma inafferrabile. Tale "figura incombente" sta solo là dove può stare. Ha la proprietà dei corpi..." (Pier Paolo Pasolini)"
 
Enrico Zaccheo
 
"A cinque anni dalla scomparsa di Oriana Fallaci, in un luogo, il teatro, così apparentemente distante dalla sua militanza di giornalista e scrittrice, di donna-dentro, costantemente immersa nella quotidianità frenetica del suo e del nostro tempo, eppure così aderente alla tridimensionalità della sua vicenda umana e professionale, ho pensato di realizzare un immaginario confronto: Oriana, protagonista assoluta, nella sua solitudine di donna-contro, viene interrogata. Un ipotetico contraddittorio, dove la più grande giornalista del ′900 viene indotta a spiegare il perché delle sue battaglie civili, il motivo di certi suoi atteggiamenti intransigenti, di certe sue chiusure e improvvise generose aperture, di quelle sue audaci invettive che le sono costate disprezzo, sberleffi e perfino pesanti etichette di moralista, bacchettona... addirittura "terrorista!".
Ho quindi cominciato a indagare, a collezionare dettagli della sua biografia, a ripercorrere i suoi libri, a investigare sui suoi comportamenti in pubblico e, per quanto possibile, in privato. Ho frugato tra ricordi e improvvise amnesie, ammissioni e improvvisi omissis, cogliendo spunti, rintracciando indizi, intercettando soprattutto emozioni e sentimenti inediti, per tentare di ricostruire le tappe fondamentali del suo tragitto esistenziale.
Mi si è palesato il racconto di una combattente, che ha sempre coraggiosamente lottato. Contro il potere, l′ingiustizia, i soprusi, le imposizioni, ogni tipo di regole, perché "vi sono momenti - diceva - in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo, un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre". Contro le ipocrisie, i pregiudizi, i falsi maître à penser, i finti rivoluzionari, sempre pronta a sparare in faccia la verità senza riguardi, perché "la verità assomiglia ai ferri chirurgici: fa male, ma guarisce". E soprattutto contro la guerra, "la cosa più inutile, stupida e illogica, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre": lei, che come prima grande inviata speciale, la più famosa nel mondo, di guerre ne ha viste tante da vicino, è stata poi costretta a ingaggiare la sua guerra personale contro il cancro, "l′alieno": una lotta durata quindici anni e da cui, solo alla fine, è uscita sconfitta.
Oriana Fallaci, con cui tutte le donne degli ultimi trenta/quarant′anni non possono fare a meno di fare i conti, resta sempre e comunque un gigantesco punto interrogativo. Uno scomodo punto di domanda
Ho poi proposto, il materiale raccolto, composto unicamente dalle parole scritte o dette dalla Fallaci, a Monica Guerritore. Ne ha scritto un testo elaborando una sua drammaturgia e restituendone, a mio avviso, un ritratto reale-irreale, fedele e clamorosamente infedele"
 
Emilia Costantini
 

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