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Teatro Nuovo
venerdì 18 giugno - 19:00
sabato 19 giugno - 18:00
domenica 20 giugno - 18:30

 
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Gogo no eiko - Il sapore della gloria

Opera in due parti

musica Hans Werner Henze

libretto Hans-Ulrich Treichel
tratto dal romanzo Gogo no eiko - Il sapore della gloria di Yukio Mishima

versione in lingua giapponese

direttore d’orchestra Johannes Debus

regia Giorgio Ferrara

scenografia Gianni Quaranta
costumi Maurizio Galante
disegno luci AJ Weissbard

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi


Fusako Ji Hye Son
Ryuji Carlo Kang
Noboru Ugo Kim - Toshiaki Murakami
Capobanda/Numero Uno Kwang Il Kim
Numero Due Brian Asawa
Numero Quattro Young Hoon Kim
Numero Cinque Taihwan Park

assistente direttore d’orchestra Gabriele Bonolis
assistente alla regia Gianni Santucci
assistente direzione artistica Olimpia Onorato
assistente scenografo Luciano Ceglia
assistente costumista Barbara Pala
assistente disegnatore luci Solomon Weisbard
assistenti alla produzione musicale Gabriele Bonolis, Noriko Morimoto
maestro collaboratore Maurizio Agostini

Edizioni Editore Schott, Mainz-rappresentante per l’Italia Universal Music Publishing Ricordi s.r.l Milano

nuova produzione Spoleto53 Festival dei 2Mondi

L’opera Gogo no Eiko è il risultato di una storia artistica particolare. Composta da Hans Werner Henze nel 1988 per la Deutsche Oper Berlin su libretto in tedesco (Das Verretene Meer - Il mare tradito) tratto dal romanzo di Yukio Mishima Gogo no eiko, viene rappresentata per la prima volta nel 1990.
Successivamente, dodici anni più tardi, Henze decide di riportare alle sue origini l’opera facendone fare la traduzione del libretto dal tedesco in giapponese e componendo venti minuti di musica nuova.
Una specie di miracolo, data la diversità espressiva delle due lingue.
L’opera viene così rappresentata in prima assoluta concertistica alla Suntory Hall di Tokyo nel 2003 e riscuote un grande successo. Ma ancora, Henze e Albrecht lavorano per comporre altri trenta minuti di musica. Nel 2006 viene così eseguita in forma di concerto dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Gerd Albrecht a Salisburgo, Berlino e Torino.
A Spoleto viene per la prima volta rappresentata l’opera in forma scenica
nella sua versione in lingua giapponese.

Un’opera dai risvolti cupi in cui aleggia la sensazione di un destino individuale e sociale ineludibile, che sovrasta l’azione e stritola i suoi personaggi in meccanismi inesorabili. L’universo dei giovani è in contrapposizione generazionale con quello degli adulti ed esprime tutto il suo potenziale distruttivo derivato dalla mancanza di prospettive, fino all’estrema soluzione dell’omicidio. Ma anche la giovinezza è intesa come una categoria dello spirito ed Henze ci porta a riflettere e a interpretare con clemenza il cinismo tipico di questa dimensione umana, sconfitta nel suo necessario confrontarsi con la realtà, nel momento del difficile passaggio dall’adolescenza alla maturità.

Fusako è una bella e giovane vedova, proprietaria di una boutique di moda occidentale a Yokohama.
La donna vive con suo figlio, Noboru, che spia, attraverso la fessura di una parete della stanza nella quale viene rinchiuso tutte le sere, l’intimità della madre. Determinante l’incontro con Ryuji, il secondo ufficiale di una nave ormeggiata nel porto. Madre e figlio restano affascinati dall’uomo che ben presto si propone
di divenire per loro marito e patrigno. Tuttavia l’amore fisico di Ryuji nei confronti di Fusako e la sua decisione di lasciare il mare per condurre una vita normale accanto alla donna di cui si è innamorato e al figlio di lei, verso il quale si comporta in modo amorevole, getta su di lui una luce nefasta. Il marinaio non è più agli occhi di Noboru e dei suoi compagni di banda l’eroe che sembrava. Egli non solo ha abbandonato i suoi sogni di gloria e non “appartiene più al mare”, ma è divenuto anche un padre clemente, per averlo perdonato dopo aver scoperto che spiava lui e la madre nei loro abbracci notturni. Non è che un miserabile come tutti gli adulti: per questo i ragazzi lo condannano a morte. Mentre Fusako, nuovamente felice, immagina i suoi futuri impegni di moglie e di madre, convinta che Noboru imparerà col tempo ad amare il suo patrigno, l’ufficiale viene attirato dal ragazzo e dai suoi amici in un posto isolato, dove per loro mano verrà addormentato e ucciso. Una morte già prefigurata alla fine del primo atto attraverso la brutale uccisione di un gatto.
Biglietti:
Prima
Platea/Palchi Platea €120
I/II/III Ordine €85
Loggione €55
Replica
Platea/Palchi Platea €90
I/II/III Ordine €65
Loggione €40
 

Hans Werner Henze, 83enne, è considerato l’ultimo paladino della grande tradizione musicale tedesca a partire da Bach.Talento precocissimo, Henze è protagonista, da subito e con successo, della scena musicale tedesca e internazionale. Inizia a comporre a 12 anni, studia musica alla Staatsmusikschule di Brunswick e, finita la guerra, all’istituto di musica sacra di Heidelberg con Wolfgang Fortner. Partecipa
inoltre ai corsi estivi di Darmstadt con René Leibowitz. La sua prima composizione, Kammerkonzert
per pianoforte, flauto e archi del 1946, viene subito eseguita con successo. Dopo aver scritto opere molto diverse fra loro per genere e stile, tra cui si segnala l’opera Boulevard Solitude, e dopo aver
collaborato con il Deutsches Theater di Costanza e con il Ballet du Staatstheater Wiesbaden, per cui compone musiche per balletti (Jack Pudding, 1951 e Labyrinth, 1951), si trasferisce definitivamente in Italia. Di questi primi anni italiani sono le due opere König Hirsch (1956) e Der Prinz von Homburg da Kleist, i tre atti del balletto Undine e l’opera Elegy for Young Lovers su libretto di Auden, le cantate
Kammermusik e Cantata della fiaba estrema. Nel 1966 sempre su libretto di Auden, Henze compone l’opera Die Bassariden concepita come una sinfonia in quattro movimenti. Di questo periodo è anche l’opera comica su libretto di Ingeborg Bachmann, Der Junge Lord, a cui segue un altro capolavoro, il Secondo Concerto per pianoforte (1967).
I fermenti rivoluzionari della fine degli anni ‘60, una visita a Cuba, dove dirige la prima della sua Sesta Sinfonia in cui inserisce motivi di canti rivoluzionari, lasciano un’impronta politico-sociale nei lavori di quegli anni. Come nel teatro musicale: El Cimarrón (1970) e We Come to the River (1976), in cui
drammatizza il conflitto di classe. Sono anche gli anni in cui fonda il Cantiere d’Arte di Montepulciano, che considererà “uno dei miei pochi successi politici”, per cui scrive Pollicino, un’opera per bambini. Contemporaneamente sviluppa la ricerca di una ricchezza espressiva anche nel linguaggio orchestrale con Heliogabalus imperator (1972), Tristan (1974), Aria de la folía española (1977), reinterpretando spesso antichi modelli musicali in una personale sintesi di passato e presente, lirismo e rigore. Degli
anni ‘80 e dei primi anni ‘90 ricordiamo: l’opera The English Cat (1983), su libretto del drammaturgo Edward Bond, e le quattro sinfonie, dalla settima alla decima, ispirate alla tradizione sinfonica tedesca del XVII e XIX secolo, destinate ad avere risonanza internazionale.
Il suo densissimo catalogo - tra pezzi per pianoforte, musica da camera, cantate, un oratorio, concerti - ha impresso un segno nel mondo della musica europea. Un segno consolidato dall’attività di insegnante: Henze è stato per molti anni alla Royal Academy of Music di Londra, al Salzburg Mozarteum, alla Musikhochschule di Colonia e al Tanglewood Festival. In diverse occasioni ha lavorato con giovani musicisti, fondando, oltre al Cantiere d’Arte di Montepulciano, il Detschlandsberg Jugendmusikfest (Stiria) e la Munich Biennale for New Music Theatre. Nel 2000 gli è stato assegnato il Premium Imperiale a Tokyo. La sua opera più recente, Upupa oder Der Triumph der Sohnesliebe è stata presentata al
Festival di Salisburgo nel 2003, aggiungendosi ai suoi successi internazionali.

L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, fondata nel 1993 da Vladimir Delman, si è imposta da alcuni anni come una delle più rilevanti realtà sinfoniche nazionali, in grado di affrontare un repertorio che spazia da Bach ai capisaldi del sinfonismo ottocentesco fino alla musica del Novecento. Il cartellone
dell’Orchestra prevede ogni anno più di trenta programmi sinfonici, con un’impaginazione in cui i classici sono affiancati da pagine meno consuete, oltre ad alcune stagioni attigue, come il ciclo “Crescendo in Musica”, un’importante rassegna per bambini e ragazzi.
Dal 1999 al 2005 Riccardo Chailly, oggi Direttore Onorario, ha ricoperto la carica di Direttore Musicale.
Wayne Marshall e Helmuth Rilling rivestono il ruolo di Direttori Principali Ospiti dalla stagione 2008/2009; il Maestro Rudolf Barshai, da molti anni legato all’Orchestra, dalla stagione 2006/2007 è Direttore Emerito, carica che fino alla sua scomparsa ricopriva Carlo Maria Giulini. Il cornista Radovan Vlatkovic e il pianista Simone Pedroni, invece, sono presenti, dalla stagione 2007/2008, come Artisti Residenti.
Per la stagione 2009/2010 è Direttore Musicale la cinese Xian Zhang, mentre Ruben Jais riveste il ruolo di Direttore Residente.
Il 6 ottobre 1999 è stata inaugurata, con la Sinfonia n. 2 Resurrezione di Mahler diretta da Riccardo Chailly, la nuova sede stabile dell’Orchestra, l’Auditorium di Milano. Altro elemento distintivo dell’Orchestra è la costituzione, nell’ottobre 1998, del Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, guidato sino alla sua scomparsa dal Maestro Romano Gandolfi, prestigiosa figura della
direzione corale che ha lavorato con i più grandi direttori d’orchestra e nei più importanti teatri lirici del mondo. Il Coro conta attualmente 100 elementi in grado di affrontare il grande repertorio lirico-sinfonico dal Barocco al Novecento.
Alcuni appuntamenti ricorrenti scandiscono il percorso musicale della Verdi: l’esecuzione del ciclo integrale delle Sinfonie di Mahler, l’annuale appuntamento con una delle grandi Passioni di Bach in prossimità delle festività pasquali e il concerto di capodanno con la Nona Sinfonia di Beethoven. L’Orchestra è stata diretta tra gli altri da Riccardo Chailly, Georges Prêtre, Riccardo Muti, Valery Gergiev, Rudolf Barshai, Claus Peter Flor, Christopher Hogwood, Helmuth Rilling, Peter Maag, Marko Letonja, Daniele Gatti, Roberto Abbado, Ivor Bolton, Kazushi Ono, Vladimir Jurowski, Yakov Kreizberg, Ulf Schirmer e Eiji Oue. Nella stagione 2005/2006 hanno debuttato con la Verdi Herbert Blomstedt e Krzysztof Penderecki, mentre nel 2006/2007 Leonard Slatkin, Vladimir Fedoseyev e Wayne Marshall.
L’Orchestra ha collaborato inoltre con solisti come Martha Argerich, Mstislav Rostropovich, Vadim Repin, Lynn Harrell, Viktoria Mullova, Han-Na Chang, Sarah Chang, Midori, Alexander Kobrin, Jean-Yves Thibaudet, Nelson Freire, Salvatore Accardo, Mario Brunello, Alexander Toradze, Hilary Hahn e Radovan Vlatkovic.
 

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