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Caio Melisso - Spazio Carla Fendi
giovedì 24 giugno - 19:45
venerdì 25 giugno - 18:00
sabato 26 giugno - 16:00
sabato 26 giugno - 20:00
domenica 27 giugno - 16:00
domenica 27 giugno - 20:00

Biglietti:
Platea/Palchi Platea €35
I/II/III Ordine Palchi €25
Loggione €15
 
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Per non morire di mafia

di Pietro Grasso
con Sebastiano Lo Monaco

versione scenica Nicola Fano
adattamento drammaturgico Margherita Rubino
regia Alessio Pizzech

musiche Dario Arcidiacono
scene Giacomo Tringali
costumi Cristina Darold
disegno luci Luigi Ascione
aiuto regia Francesco Wolf
direttore di scena Mauro Milani
elettricista Stefano Sebastianelli
fonico Alessio Pasquazi
sarta Sabrina Solimando

produzione SiciliaTeatro Associazione
responsabile di produzione Tiziano Pelanda
organizzazione Santi Lo Monaco

Il Libro Per Non Morire di Mafia di Pietro Grasso e Alberto La Volpe è edito da Sperling & Kupfer s.r.l.
 
Quando comincia la nuova mafia? Come ha cambiato la vita della Sicilia e dell’Italia? Che cosa ci resta ancora da fare e da sperare per sconfiggerla? Sono solo alcuni degli interrogativi che il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso si pone nel suo libro Per non morire di mafia che viene ora riproposto in versione teatrale da Sebastiano Lo Monaco. Se Falcone e Borsellino teorizzarono che per combattere la mafia è necessario conoscerla, il loro “erede”, a propria volta impegnato da trent’anni contro la criminalità organizzata, aggiunge che oggi per contrastare la mafia è indispensabile avere la percezione esatta della sua pericolosità. Perciò, dalla Procura nazionale antimafia, organismo che coordina le indagini sui fronti interni e internazionali, Pietro Grasso ripercorre le stagioni della guerra alla cupola siciliana in modo schietto, affrontando anche rapporti delicati: i legami tra mafia e politica, gli scontri all’interno della magistratura, le carenze legislative e di mezzi. Infine, Grasso affronta gli intrecci attuali con la ‘ndrangheta e la camorra e traccia una mappa delle nuove mafie (cinesi, russe, albanesi, nigeriane, colombiane), individuando le strade e gli strumenti che ci permetteranno di non morire di mafia, di non sottometterci al suo potere.
Finché la mafia esiste bisogna parlarne, discuterne, reagire. Il silenzio è l’ossigeno grazie al quale i sistemi criminali si riorganizzano e la pericolosissima simbiosi di mafia, economia e potere si rafforza. I silenzi di oggi siamo destinati a pagarli duramente domani, con una mafia sempre più forte, con cittadini sempre meno liberi.
Pietro Grasso
Non un semplice spettacolo ma un ritratto, un’indagine emotiva, una discesa nel cuore vibrante del lucido pensiero di un uomo che ha dedicato e sta dedicando la sua vita alla lotta contro il crimine per il trionfo della legalità.
(…) Uno spettacolo che trae il suo interesse dalla capacità di sollecitare domande, analisi e una maggiore consapevolezza negli occhi degli spettatori. Il grido del personaggio è rivolto alle coscienze: su di esse vuole suscitare una presa di posizione e l’assunzione di una speranza possibile che possa dare corpo ad un’utopia per le nuove generazioni. Un monologo quindi che riconduce il teatro alla sua funzione civile ed evocativa. Un teatro capace di disegnare gli uomini, di delineare esperienze di vita che possano divenire modelli. Un teatro che senza intellettualismi vuole dare un contributo al recupero di un senso della civiltà. Tutto affidato all’arte attorale di Sebastiano Lo Monaco con il quale, dopo aver condiviso l’esperienza del Non si sa come di Pirandello, sono felice di cominciare questa nuova avventura che lo vede confrontarsi con una dimensione testuale nuova e mettere la sua arte, di grande erede della tradizione italiana, al servizio di evento teatrale che muova verso la contemporaneità. Nicola Fano ci fornisce un versione scenica di grande lucidità e capacità di sintesi che cercherò di valorizzare con una presenza registica attenta e consapevole. L’attore incarna così una comunità. L’attore ci spinge a sentirci comunità capace di cogliere i tratti che ci legano, a ridiscutere i problemi del nostro presente, sottraendoci al qualunquismo, ai luoghi comuni e cercando di pervenire ad un’analisi che il teatro conduce non solo con il pensiero ma soprattutto con l’anima.
Alessio Pizzech
 

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